Concorso “Racconti metropolitani”

Concorso “Racconti metropolitani”

“Racconti metropolitani – Cronache, episodi, storie di ordinaria vita urbana narrati da 70 nuovi autori”, EDUP 2004

L’anno scorso ho partecipato al concorso “Racconti metropolitani” organizzato dalla UPTER e da Metro. Pur non avendo vinto (e ti pareva) sono stata selezionata tra i 70 racconti inclusi nell’antologia del concorso. Di conseguenza per la prima volta il mio nome è stampato nero su bianco in un libro. Che finalmente è qui fra le mie mani. Che ho dovuto acquistare. Che comunque è introvabile. Di conseguenza poiché tra i requisiti c’era la brevità (massimo due cartelle) ne approfitto per pubblicarlo anche qui.

La cosa curiosa è che racconta proprio di un… concorso. ma di quelli veri, per un posto statale. Inoltre originariamente questo scritto era stato giù usato per partecipare a un altro… concorso giornalistico

LA GIORNATA DI UN CONCORSISTA
5 marzo 2003, ore 5 e 55, stazione di Formia (LT). Appena in tempo per il treno per Roma. Il posto a sedere non c’è e combatto un’ora e mezza tra il sonno, il mal di piedi e di stomaco. Mi riprendo quando dal finestrino le pecore lasciano il posto alle rovine dell’acquedotto: siamo quasi arrivati alla stazione Termini.
Tiro fuori il percorso da fare (coscienziosamente stampato dal sito dell’Atac) e mi avvio verso la Metro A, direzione Battistini, per dieci fermate. Quale giovane italico non è passato attraverso il rito di iniziazione di un concorso pubblico all’Hotel Ergife? Per me questa è la seconda volta ma non ricordo bene: si, d’accordo, prendere il 246 fino a Via Aurelia n. 619, ma da quale lato?
All’arrivo del bus tutti a chiedere al conducente. È qui che senti per la prima volta parlare romanesco, guardi l’orologio e ti rendi conto che solo due ora fa stavi in un letto, all’interno di una casa con meno di dieci piani, nella media Ciociaria.
Ma mi rendo conto anche che sono in ritardo e infatti mentre scendo la stradina che porta dalla fermata all’hotel c’è un serpentone di gente che va nel senso opposto: cos’è successo?
All’Hotel Ergife i concorsi non si fanno, è ovvio, nel lussuoso centro congressi che si vede ogni tanto nei telegiornali, ma in una struttura che è in parte un parcheggio sotterraneo. La fila arriva fin quasi alla strada e mentre i più bivaccano in attesa che sfolli, io mi infilo per vederci chiaro.
Tutti si lamentano perché bisogna portare la fotocopia del documento, sennò non ti fanno entrare. “Ma come è possibile: sul bando non c’era!”. Quando sarà il mio turno gli dico che se lo scordano.
Ma se poi non mi danno retta questi mi fanno rifare la fila… Facciamo ‘sta fotocopia. Seguo il serpentone di gente di cui sopra fino a una tabaccheria con annessa ennesima fila. Poi sbuca uno: “Guardate che c’è un’altra tabaccheria!”. Noi ultimi lo seguiamo e troviamo un’altra fila (ormai non le conto più), ma più corta
Mille e trecento! Non sapevo ancora la cifra, comunicataci più tardi, ma bastava guardarsi attorno per capire che eravamo troppi. Cosa che ebbi tempo di fare nell’ora di fila per l’autenticazione. Sono in palio 55 posti di ‘Addetto alla registrazione dati’ per un anno con contratto di formazione e lavoro alla Provincia di Roma. Il requisito è una qualifica regionale in ambito informatico e questo concorso è precisamente quello che ci si aspetta dopo aver frequentato decine di corsi regionali gratuiti (o peggio a pagamento) che promettono mari e monti.
Passati un paio di Cerberi che ci smistavano, l’autenticazione non nomina nemmeno la fotocopia: basta (ma va?) mostrare un documento. Perché? Un disperato perché mi tormenta una volta raggiunto l’agognato banchetto con sedia. Come è venuta fuori questa cosa delle fotocopie? Modo per far guadagnare il tabaccaio? Voce fatta circolare per diradare la folla? Leggenda metropolitana senza un perché, ma pane per un sociologo?
Lettura del regolamento, cellulare sul tavolo con batteria ‘visibilmente tolta’, 80 domande ‘a crocetta’ in un’ora, le sbagliate tolgono punti, non sono ammesse correzioni e guai a chi parla. Al via un immenso straap delle buste col questionario si diffonde negli enormi saloni. Problema di strategia: compilare anche le domande su oscure formule di Excel sperando nella fortuna? Siamo così tanti che se meno del 5% di noi le sa tutte è finita. Oppure sperare che ‘se uno è così bravo da sapere tutte le domande non sta qui a fare un concorso’ e quindi buttarsi sul punteggio medio astenendosi sulle domande incerte? Alla fine viene un misto, perché con meno di un minuto a domanda non puoi sprecare tempo a decidere se rispondere invece che a decidere cosa rispondere.
Fila per riconsegnare i questionari. “Scusi, i risultati?” Fra un mese sul sito della provincia.
Fila per il bagno. Lotta per riuscire ad entrare sul 246, metro fermata Cornelia, direzione Anagnina, scendere a Termini. Treno per Formia, corriera per casa, letto.

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