Un passato poco presente – Concorso giornalistico “Il Cannocchiale”

Un passato poco presente – Concorso giornalistico “Il Cannocchiale”

Dopo aver passato la prima fase del concorso. Ho passato la seconda. [NB l’articolo è stato trasformato in un racconto poi pubblicato qui]. Eccomi in semifinale con un articolo su Cassino.

UN PASSATO POCO PRESENTE. CASSINO TRA TURISTI, STUDENTI E OPERAI

Guerra, guerra… che dire? Cassino, con le sue quattro distruzioni da un millennio a questa parte, può spiegare cosa vuol dire guerra. Cinquant’anni dopo. Dopo le sofferenze, la morte che vediamo oggi, adesso, in tv, c’è Cassino.
Non è una città ‘che piace’, col suo clima nebbia d’inverno-solleone d’estate. I bombardamenti del ‘44 hanno distrutto quasi tutti i resti del suo plurisecolare passato lasciando cimiteri figurati e materiali (come quello polacco e inglese) e adesso si ritrova città senza storia nell’animo e negli edifici. Quel bianchiccio dei palazzi e dell’abbazia ricostruiti fa pendant con i negozi d’abbigliamento pieni di falsi di marca; c’è una sola sala cinematografica e nessun teatro; mancano librerie degne di questo nome e perfino il Mac Donald è arrivato solo pochissimo tempo fa…
Ma non esageriamo. Certo però ogni segno positivo è mischiato a uno negativo, a una scheggia, un rimorso, al quel famoso bianchiccio.
C’è un area archeologica con edifici romani ma che ingloba un ristorante (che compare perfino nella guida ufficiale). Il Colosseo, come chiamano le mura di un anfiteatro, da il nome addirittura a un quartiere. Ma è il teatro romano che riesce ad ospitare spettacoli estivi; questo da quando, pochi anni fa, è stato liberato dalle case abusive costruite su demanio. Una incombe ancora col suo balcone a ridosso della scena.
C’è il Museo Archeologico Nazionale, ma molti cassinesi ne ignorano persino l’esistenza. Vale la visita, ma molti pezzi importanti sono sparsi per il mondo e solo pochi mesi fa in occasione di una mostra si è riuscito ad ottenere il calco dell’Eroe di Cassino’, una statua conservata a Napoli.
Più importante e sorprendente il museo dell’Abbazia di Montecassino, ma le cose migliori sono o scomparse (come i resti medioevali) o non esposte al pubblico (come l’importantissima biblioteca e il famoso Placito Capuano). Il resto della struttura e la chiesa di un finto barocco del dopo guerra sono curiosi ma non riescono ad emozionare. Non stupisce che ad ogni turno elettorale i cittadini di Cassino vengono sottoposti al solito tormentone: come far fermare i turisti a Cassino. Perché ne vengono molti tutto l’anno, specialmente polacchi, tedeschi e francesi, ma non rimangono. Passano coi loro pullman appena fuori della città e quindi a guadagnarci sono solo gli esercizi commerciali a stretto contatto con la tortuosa strada che porta su all’abbazia.
Fermi tutti: c’è l’Università! Anche lei non è molto conosciuta, ma sta per raggiungere i 25 anni di età e attualmente ha quattro facoltà e raccoglie studenti tra Lazio, Campania, Molise e Abruzzo. Ha i suoi punti di eccellenza, però… Con un tasso di frequentanti molto basso, con molti pendolari e pochi trasferiti, ogni iniziativa, culturale o meno, cade pressoché nel vuoto. Le librerie sembrano ignorare quando gli umanisti correvano qui a cercare tesori librari. Vendono quasi esclusivamente testi per le scuole superiori e non ce n’è nessuna all’altezza di un ateneo in crescita o almeno all’altezza di una città che aspira da decenni a diventare capoluogo di provincia. Ma non c’è da preoccuparsi: non c’è nemmeno una discoteca e il solo guadagno economico che Cassino ottiene dalle sue scuole è con le pizzerie al taglio ad ogni angolo.
Ma c’è la fiat. O c’era?

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